È notizia di ieri che l’ex calciatore Matteo Sereni ha visto archiviare le accuse rivolte nei propri confronti di molestie sulla propria bambina.
Nel leggere il provvedimento del GIP di Torino si verifica come la vicenda fu inquinata da “falsi ricordi” determinati da racconti ricevuti, lungo il tempo, da adulti che alteravano la percezione della realtà in capo alla psiche della minore: “Non v’è dubbio – si legge all’interno dell’ordinanza del GIP – che in materia di minori il problema non sia tanto e solo la capacità di riferire ciò cui hanno assistito, ma proprio la formazione del ricordo, ben potendoci essere dei ‘falsi ricordi’ determinati dal racconto dell’evento ricevuto nel tempo dagli adulti di riferimento, dalla qualità e dalle aspettative di chi pone la domanda, dalla relazione che lega l’adulto al minore”.
Ecco, allora, che diventa determinante, nella psiche del minore, ogni “input” promanante dal mondo esterno, soprattutto se comunicato al fanciullo da coloro che egli ritiene i propri “adulti di riferimento”, ossia persone delle quali ci si può fidare, per ragioni affettive (una madre, un padre, un nonno) o per ragioni di “autorità” (ad esempio, uno psicologo, un assistente sociale).
Ed ecco che le “aspettative” di chi pone la domanda assumono un rilievo macroscopico.
Se queste “aspettative” sono malcelate dietro malizia ed intenzioni belligeranti, quali quelle serbate, per esempio, da un coniuge nei confronti dell’altro coniuge, il minore che riceve “false informazioni” verrà catapultato in una fittizia rappresentazione degli accadimenti, risultando corrotta la propria formazione del ricordo, come pure non corretta sarà la formazione del pensiero autonomo del bambino.
Ancora, se le “aspettative” di un tecnico terzo, quale ad esempio uno psicoterapeuta, si lasciano inquinare da ricerca del sensazionalismo a tutti i costi, da protagonismo, da esasperazione nelle analisi, peggio ancora se da mire politiche o economiche, il danno per la ricostruzione del ricordo del minore sarà gravissimo.
Non si tratterà più del ricordo della verità.
Ma di un racconto fittizio, condito da rappresentazioni fantasiose acquisite dagli “input” ricevuti dagli adulti di riferimento.
Ed ancor più grave risulterà il danno alla crescita sana della psiche del minore.
Questa vicenda impone una riflessione anche sul noto caso di Bibbiano.
Anche nella famosa indagine “Angeli e Demoni”, le cui risultanze giudiziali non sono ancora definitive, il concetto di “falso ricordo” ingenerato per dolo, malizia o errore professionale nella mente del minore, emerge in modo ancor più acuto.
Nell’ordinanza con cui la Procura di Reggio Emilia disponeva custodie cautelari per professionisti, politici ed assistenti sociali, vengono alla luce metodologie “terapeutiche” assolutamente fallaci.
La stessa Procura motiva i provvedimenti urgenti già intrapresi sulla base della consulenza tecnica alla quale affidava le specifiche valutazioni di ordine comportamentale; si riporta un breve estratto, avuto riguardo alla vicenda di una bambina, purtroppo coinvolta nei casi di allontanamento dalla famiglia di origine:
‘In alcuni colloqui effettuati con la minore, la psicologa suggerisce, induce e contamina questioni che ancora devono essere accertate in sede giudiziaria con il rischio anche in questo caso di indurre falsi ricordi’.
In ogni caso per il GIP la terapia psicologica utilizzata e le ulteriori attività poste in essere dai responsabili dei servizi sociali comunali, ingeneravano un grave peggioramento delle condizioni della minore:
‘Dunque all’esito della terapia e durante essa si verifica un continuo peggioramento delle condizioni psichiche della minore’.
Una vicenda, quella sopra evidenziata, sulla quale si impone la massima dedizione, al fine di rinvenire la verità dei fatti, sanzionare tutti i rei ed evitare, per il futuro, che situazioni di tal genere possano mai verificarsi.