Padri separati: mai più accostamenti con fatti di cronaca nera!

E’ dello scorso fine giugno il noto fatto di cronaca nera avvenuto in Valsassina, che ha visto atroce protagonista un uomo che ha ucciso i suoi due figli gemelli dodicenni, per poi gettarsi suicida da un ponte, non prima di inviare un agghiacciante messaggio alla moglie, con la quale erano iniziate le pratiche di separazione: “non rivedrai mai più i tuoi figli”.

Assume importanza fondamentale la narrazione che del triste evento viene fatta dai mass media.

Perché associare questo gesto assassino e sconsiderato alla retorica del “dramma dei papà separati”, è uno stereotipo ignorante purtroppo ancora oggi legato ad un’erronea forma mentis, che deve essere bandito da ogni dibattito, da ogni testata giornalistica, da ogni argomentazione sull’evento.

Ancor più voler giustificare l’immondo gesto con un racconto giornalistico vagamente assolutorio, o comunque tendente a trovare giustificazioni, rappresenta la sconfitta dell’intelletto, prima ancora che un malsano ricorso verso stereotipi sessisti, che non rendono giustizia ai diritti dei padri separati, oltre che ai diritti sacrosanti dei minori ed a quelli delle donne.

il dramma dei papà separati

Il confronto allargherebbe il campo all’educazione volta a combattere, sin dalla formazione dei fanciulli nelle scuole, gli stereotipi di genere, ossia le semplificazioni narrative tramite schemi precostituiti di “società-modello”, che dovrebbero conformarsi a linee guida dettate dalla differenza tra i sessi.

In questa sede ci si limiterà a soffermare l’attenzione sulla difesa autentica dei diritti dei padri separati e su linee guida propulsive che coinvolgano tutti i settori della società civile.

Una difesa, quella verso i diritti dei papà che si separano, che deve partire proprio dall’evitare l’appiattimento verso gli aridi stereotipi maschilisti, valorizzando invece le problematiche legali dei padri nella loro singolarità, senza preconcetti.

Ecco, allora, che ben si potranno ottenere risultati anche inaspettati tramite un preciso aiuto legale; ecco che si potrà non solo recuperare il giusto rapporto con i figli minori, ma si potranno costruire percorsi di collaborazione magari impensabili con la propria ex consorte o ex compagna.

Si potrà allargare l’orizzonte ad oggettivi piani di educazione, di mantenimento e, prim’ancora, di dialogo costruttivo, evitando di distruggersi l’un l’altro rincorrendo rancori ed intenti malevoli e belligeranti.

E’ stupendo il dipinto “Il figliol prodigo” di De Chirico, realizzato nel 1922 e custodito nel Museo del Novecento di Milano: la figura genitoriale paterna viene tratteggiata come una statua di color grigio, rappresentando l’esperienza, la memoria, la vita passata.

Invece il figlio, che si unisce al padre in un affettuoso abbraccio, è disegnato come un manichino con squadre da ingegnere, pesi da sollevamento, righe da disegno, essendo a lui affidata la costruzione del futuro.

De Chirico, il figliol prodigo

E’ doveroso che siano recuperati i veri valori fondanti il rapporto tra padre e figlio.

Anche, e soprattutto, nei casi di crisi del rapporto coniugale, o comunque nei casi di crisi del rapporto tra padre e madre del minore.

Uno step importante è richiesto anche, e soprattutto, all’autorità giurisdizionale, che ancora oggi predilige (soprattutto per quanto agli arresti della Cassazione) un modello di affido sostanzialmente monogenitoriale.

Tempi di permanenza presso l’uno e l’altro genitore, regolamentazione degli obblighi economici di mantenimento, statuizioni sul regime di educazione della prole, troppo spesso sono ancora improntate verso una direzione troppo sbilanciata, con grande detrimento per l’effettivo esercizio della paternità.

Se è vero che affido condiviso non significa che i tempi da trascorrere tra figli ed i genitori debbano essere per forza divisi esattamente a metà, è altrettanto vero che non si può ancor oggi ricorrere ad interpretazioni regressive, che vedono nella figura del “genitore prevalente” un riferimento principale per la crescita e la gestione del mantenimento della prole.

Laddove le circostanze lo consentano, siano privilegiati accordi consensuali tra madri e padri che possano progettare anche un collocamento paritario del figlio minore presso entrambi i genitori, anziché individuare la collocazione necessariamente prevalente.

Non si tratta di ingenerare un trauma nella crescita del bambino, ma, anzi, di coltivarne in senso evolutivo capacità relazionali e spirito critico, oltre che mantenere costante rapporto d’affetto e costante interrelazione con entrambe le figure genitoriali.

Sia qui rammentata la Risoluzione del Consiglio Europeo numero 2079 del 2015, nella quale si richiede agli Stati membri l’adozione di misure volte a distribuire equamente la responsabilità sui figli fra i genitori, l’equivalenza del ruolo di padre e madre nei giudizi di separazione coniugale, e la “shared residence” che consente di parificare i tempi di vita del figlio trascorsi con la madre ed il padre.

Un secondo solo ….…     

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