Una ricerca di questi giorni della Euromonitor International, la società più importante di ricerche di mercato nel mondo, ripresa anche dal giornale La Stampa, ha evidenziato come entro il 2030 le separazioni aumenteranno del 78,5% e la natalità continuerà a decrescere in modo preponderante.
Per di più, sottolinea il Censis in un rapporto ripreso anche con allarme da Famiglia Cristiana, nel 2031 non verrà celebrato un solo matrimonio all’interno delle chiese italiane.
Dati, questi, che evidenziano come la crisi del rapporto di coppia duraturo rappresenti, già oggi stesso, un dato di fatto, proprio della società attuale.
Sembra quasi che l’essere umano contemporaneo si muova come gli omini raffigurati nelle splendide rappresentazioni grafiche dell’artista Keith Haring: ognuno portatore di un colore vivo, luminoso, carico di brio e di vitalità, ma ognuno rappresentato singolarmente, seppur sempre tendente verso l’incontro verso il prossimo, verso la configurazione di schemi sociali sempre nuovi, sempre mutevoli, ma sempre forieri di accrescimento e di confronto con il prossimo.
Ne è un mirabile esempio il graffito realizzato da Haring nel 1989 su una facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa: tante figure umane, portatrici dei più disparati colori e delle più disparate culture ed inclinazioni, si intrecciano le une con le altre, verso relazioni sempre nuove, in un’armonia del mondo riequilibrata su basi del tutto diverse rispetto alle tradizioni passate.
Ecco, allora, che la crescita in maniera esponenziale delle cause di separazione e di divorzio, al di là delle contingenze dello specifico momento “post-lockdown”, rappresenta un dato di fatto ineludibile del presente.
Ed ecco che assume fondamentale importanza la regolamentazione degli aspetti inerenti i rapporti con i figli ed i rapporti economici conseguenziali alla crisi del rapporto di coppia.
Ma ancor prima della non auspicata crisi, è davvero importante regolamentare ogni aspetto del vivere comune, sia in costanza di relazione, sia avendo di mira a clausole, già concordate a monte, che disciplinino anche la fine del rapporto.
Per questo, guardando alle coppie di fatto, il rilievo che assumono i patti di convivenza rappresenta una necessità non ulteriormente eludibile.
La finalità del contratto di convivenza è quella di regolamentare i rapporti patrimoniali della coppia riferiti alla vita in comune, stabilendo il luogo di residenza dei due conviventi, le modalità di contribuzione per far fronte alle necessità comuni, in relazione al patrimonio ed alle capacità di reddito e di lavoro professionale o casalingo, statuendo anche il regime patrimoniale da applicare (se si sceglie la comunione dei beni).
Ruolo dell’avvocato è quello di agevolare la coppia nel definire tutti i punti dell’accordo, dichiarando, all’esito, che lo stesso è lecito e conforme alle norme imperative.
La mutevolezza dei rapporti umani non è indice di deregolamentazione.
Tanto più nell’attuale società, la definizione in maniera organica dei rispettivi diritti e dei rispettivi doveri è un momento ineliminabile al fine di evitare problematiche a posteriori.
Riprendo brevemente l’argomento anche sul mio canale YouTube: