Il fenomeno del “cat calling”. Cosa c’è dietro la molestia “da strada”

L’associazione no profit “Stop Street Harassment” ha stimato che l’81% delle donne è rimasta vittima, almeno una volta nella vita, di un’esperienza di molestie “da strada”, ricevendo battute, frasi di scherno, commenti sessualmente espliciti, stalking, ingiurie. Per non parlare di atti di esibizionismo ai danni della malcapitata, o, peggio, drammatici pedinamenti.

La psicologa Giulia Lausi sul sito “millennialsofficialcosì precisa le sensazioni di colei che rimane vittima del fenomeno:

chi riceve catcalling si sente arrabbiata, sporca, inutile, in colpa.

Arrabbiata, perché non puoi reagire, non sai mai chi hai davanti, come potrà reagire se tu dovessi reagire a quella che è una molestia.

Sporca, perché se vieni trattata come un pezzo di carne da guardare, un oggetto sessuale, è così che tendi a sentirti.

Inutile, proprio perché in quell’istante sei un oggetto, al quale si può dire quello che si vuole, sapendo che nella maggior parte dei casi non reagirai.

In colpa, perché inizi a pensare che “se avessi indossato un’altra cosa non sarei in questa situazione” e, così, il senso di colpa è doppio, perché una parte di te pensa di aver sbagliato per aver indossato quel particolare, un’altra parte sbaglia perché sa che non è colpa tua se qualcuno ti molesta verbalmente in strada.

In Francia esiste già una legge specifica per questo tipo di violenze verbali, che vengono qualificate come reato e così definite:

Imposer à une personne tout propos ou comportements à connotation sexuelle ou sexiste qui soit porte atteinte à sa dignité en raison de son caractère dégradant ou humiliant, soit créé à son encontre une situation intimidante, hostile ou offensante

che tradotto vuol dire:
Imporre a una persona osservazioni o comportamenti di natura sessuale o sessista che ledano la dignità di tale persona in ragione del loro carattere degradante o umiliante, o che creino situazioni intimidatorie, ostili o offensive

Tali condotte aggressive ed indebite vengono punite dall’ordinamento francese tramite multe “di quarta classe” (che vanno dai 90 ai 750 euro) e con multe “di quinta classe” (fino ai 3000 euro) laddove si tratti di offese di entità maggiormente grave o reiterate nel tempo.

In Italia l’art. 660 del codice penale già punisce coloro che in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, recano a taluno molestia o disturbo.

E’ evidente che il testo della legge francese va ben oltre, in quanto inquadra come fattispecie di reato l’osservazione verbale in sé e per sé, in quanto lesiva della dignità della persona offesa, che viene umiliata e degradata, o, peggio, viene intimidita.

Una legge che ci si augura possa presto venir dibattuta ed approvata anche all’interno del nostro ordinamento.

Il profilo instagram @catcallsofnyc ha iniziato a raccogliere tutte le frasi e battute che una donna sua malgrado riceve durante la giornata, mentre è a passeggio in luoghi pubblici.

Gli ha fatto eco il profilo italiano @catcallsofmi e così sono fioriti altri profili di denuncia di questa disdicevole “pratica” in uso tra gli ignoranti o, peggio, i delinquenti che calcano le pubbliche strade delle città e dei paesi d’Italia.

Circostanza ancor più grave, e magari i padri di famiglia potrebbero iniziare a fare un pensierino più ponderato sulla vicenda, tantissime teenagers, anche dodici-tredicenni, risultano vittime del fenomeno.

maschilismo

Un fenomeno, questo, che non può esser minimizzato o ridotto ad elemento di “folklore”; chi lo pensa dovrebbe riqualificare l’intera propria formazione culturale ed umana, facendosi portavoce di un’ideologia che assume connotati ancor più beceri ed idioti degli autori delle condotte di cui purtroppo le donne risultano vittime.

Il problema è di portata più vasta rispetto a colui che profferisce la frase biasimevole o il commento turpe.

Basti riflettere sulla circostanza che in Francia, dove la legge dovrebbe essere applicata quotidianamente dagli agenti di polizia dislocati sul territorio, parte delle forze dell’ordine ha sollevato dubbi riguardo alla specifica applicabilità della misura legislativa.

All’interno di un’intervista al giornale Le Figaro, la poliziotta e sindacalista Linda Kebbab rileva che un agente, già onerato di compiti lavorativi, non avrebbe la possibilità di cogliere in flagrante chi fa apprezzamenti e commenti di natura sessista.

Ecco allora che occorre cambiare prima di tutto dal punto di vista della testa.

Occorre partire dall’educazione di ciascuno di noi, avendo cura di istruire i fanciulli sul rispetto e sul valore della dignità della persona, sin dai primi anni di scuola materna, ponendo al bando gli stereotipi sessisti.

Viene qui alla mente la forza straordinaria e dirompente del messaggio di un’artista come Frida Kahlo, cui va il mio umile omaggio in copertina dell’articolo con l’opera stupenda “La colonna rotta” (datata 1944 e custodita a Città del Messico nel museo Dolores Olmedo).

La colonna rotta - Frida Kahlo

La grandissima pittrice messicana rappresentava il mondo nella sua autenticità, tramite tinte vivaci e colorate, che tuttavia rivelavano i valori dell’imperfezione, della diversità, del difetto fisico, della naturalezza dei corpi, trasformando la sofferenza personale (quella patita dall’artista sin da fanciulla) in mirabile esperienza artistica di una vita.

Un secondo solo ….…     

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