La situazione contingente di immobilismo può covare, in un clima di roboante silenzio, contrapposizioni, disagi, e malesseri familiari molto diffusi.
L’attuale isolamento domiciliare sta finendo per esacerbare relazioni già legate con un collante consunto e precario.
Molte convivenze “traballanti” rimangono in piedi solamente perché le coscienze restano sopite, o meglio, resta sopita la coscienza della coppia e della propria evoluzione affettiva.
La frenesia dello scorrere cadenzato delle giornate permette di congelare la crisi.
La coppia non intende affrontare a viso aperto i problemi ed affida la propria routine alla ruota dell’indifferenza, della quotidianità, anteponendo allo sviluppo del rapporto l’immediatezza del lavoro, le attività burocratiche, gli impegni sociali e ludici, finanche la cura narcisista di se stessi, nell’ossessiva pratica sportiva, nell’esclusività delle passioni personali, nella ricerca autoreferenziale del riscontro estetico, nel rifugio tecnologico verso immagini di vita artefatta mai vissuta.
Che l’isolamento domiciliare metta a nudo convivenze che restano solo di facciata, è un dato di fatto.
Le quattro mura domestiche stanno facendo deflagrare incompatibilità in realtà già presenti, ma solo posticipate sine die.
Laddove vi sono figli minori, il problema assume contorni ancor più delicati, poiché l’uscita da questa situazione di “congelamento” non deve rappresentare una corsa all’arma bianca per distruggere il proprio partner, il proprio convivente, il proprio coniuge.
La ripresa della vita all’esterno non deve rappresentare l’avvio di una guerra senza esclusione di colpi.
In questo senso, il ruolo dell’avvocato familiarista deve assumere una valenza insostituibile.
L’avvocato ha il dovere di agevolare, per quanto gli è possibile, la soluzione delle questioni attraverso un comportamento ispirato a sensibilità e capacità, attenuando le spinte centrifughe dei due parner belligeranti ed evitando lo scontro più duro.
Sia chiaro, laddove uno dei due coniugi o conviventi assuma posizioni di assoluta devianza rispetto ai canoni di correttezza etica, prim’ancora che legale, l’attività dell’avvocato è un presidio indefettibile per tutelare in via d’urgenza i diritti di chi subisce il sopruso, la sopraffazione, la violenza, o comunque una condotta ostile e contraria alla regolarità familiare.
Tanto più nel caso in cui le condotte lesive possano recar pregiudizio a minori l’attività dell’avvocato deve esser sollecita, sicura, determinata.
Tuttavia, nel caso in cui la crisi di coppia, pur fonte di dolore e di trauma, non coinvolga situazioni di devianza rispetto a canoni di correttezza e di reciproco rispetto, sarà l’avvocato a dover coltivare con serenità, alimentando con pazienza la fiammella delle collaborazione.
In ragione di ciò, nella fase preparatoria all’iter di separazione l’avvocato instaura un rapporto fiduciario con il proprio cliente che tratteggi la figura dell’altro coniuge non come una “eminenza grigia” da distruggere o, peggio, umiliare, ma come un contraddittore con il quale instaurare una dialettica responsabile.
L’avvocato dovrà usare tanta più sensibilità e tanto più equilibrio, quanto più i legami familiari coinvolti siano maggiori nella procedura di separazione.
Ogni vincolo affettivo va salvaguardato, pur nella giusta rivendicazione dei sacrosanti diritti del proprio cliente.
Mi fa piacere riportare qui le conclusioni cui è pervenuto l’Ordine degli Avvocati di Milano in materia di dentologia dell’avvocato familiarista
Al di là delle norme scritte, specifiche e generali, tenuto conto della peculiarità della materia, al legale che si occupi di materia di famiglia e minorile si chiede, in ogni caso, di prestare paziente ascolto alla persona che a lui si rivolge per problemi di natura familiare.
L’avvocato dovrà tenere un doveroso contegno e atteggiamento di grande comprensione pur mantenendo obbiettività e capacità di distinguere le situazioni in cui è possibile e auspicabile non chiedere l’intervento del giudice. L’avvocato chiamato a occuparsi di vertenze familiari dovrà altresì evitare qualsivoglia coinvolgimento personale e l’immedesimazione con il proprio assistito. Dovrà agevolare per quanto possibile la soluzione delle questioni attraverso un comportamento ispirato a sensibilità e capacità, smorzando il conflitto ed evitandone l’esasperazione. Dovrà dedicare impegno e sforzo affinché il proprio cliente/assistito non veda l’altra parte come nemico da sconfiggere, umiliare e, peggio, annientare. L’avvocato dovrà avere massima considerazione di tutti i legami familiari oggetto della vertenza e in gioco, perseguendo l’obbiettivo di salvaguardarli evitando, ad esempio, denunce false o comportamenti ostruzionistici da parte di un genitore nei confronti dell’altro soprattutto nei confronti di minori al fine unico di dare rilievo ed importanza, nelle decisioni, agli interessi ed esigenze della prole soprattutto se minore.(qui il documento completo)
La pratica di separazione non è una cieca guerra.
Ogni diritto va tutelato in un contesto che preservi sempre dialogo e razionalità nelle condotte.