Se dovessi associare un’opera d’arte all’attuale senso di frustrazione e di malessere che purtroppo ci avvolge in questi giorni, non avrei dubbi: senz’altro L’Urlo di Munch.
I tratti mirabili del genio norvegese raccontano un’angoscia esistenziale come stato cosciente di apprensione, turbamento psichico, ansia. Si tratta di una sofferenza psicologica che sfocia in un urlo atterrito, là dove l’essere umano viene sopraffatto e totalmente annientato da un nichilismo di una vita angosciante.
Tanto più le sensazioni trasmesse dall’artista visionario andrebbero trasposte laddove si verificassero quelle situazioni di pregiudizio nelle quali, purtroppo, potrebbero incorrere tutte quelle persone che, loro malgrado, risultassero vittima di un contagio da coronavirus, conseguente ad un illecito civile.
Penso a rapporti tra due cittadini privati, allorquando si verifica una violazione del regime di quarantena imposto dall’emergenza sanitaria, o quando magari si verifica una trasgressione rispetto all’obbligo di restare all’interno del proprio comune di residenza.
O, ancora, a rapporti tra cittadini e strutture sanitarie, allorquando, all’esito di un accesso presso un pronto soccorso, una clinica, un ambulatorio, si entra in contatto con il virus.
Ancora meno peregrina risulta l’ipotesi, purtroppo, di soggetti oggettivamente “a rischio” in ragione della professione dai medesimi svolta, come il personale medico, gli operatori sanitari, gli infermieri, gli addetti alle RSA, il personale di sanificazione e pulizia, quello di supporto: tutte categorie di professionisti che, laddove non siano state rifornite di strumenti di salvaguardia e protezione idonei, oppure siano state rifornite con tempistiche errate, possono risultare vittime di un danno da contagio, per fatto e colpa della struttura (pubblica o privata) che avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei lavoratori.
Oltre al danno biologico patito in conseguenza del contagio subito, il soggetto leso avrà diritto al ristoro del danno morale, tanto più doveroso quanto più si rifletta sulla drammaticità dell’attuale situazione di precarietà ed insicurezza sulle sorti della pubblica sanità.
Si tratta dunque di dover ristorare tutte quelle sofferenze interiori patite in conseguenza dell’illecito, da inquadrare come perturbamenti psichici di natura emotiva che, assumendo caratteri di intensità e di durata lungo il tempo, acquistano rilievo ai fini della doverosa risarcibilità tramite ristoro economico.
Il dolore d’animo, l’afflizione, la disperazione: si tratta di pregiudizi che, pur non assumendo una base di tipo “biologico” (nel senso che non risultano tecnicamente apprezzabili in base a scale medico-legali) costituiscono un’indebita modifica peggiorativa della propria condizione personale, coinvolgendo anche una grave lesione di diritti costituzionalmente protetti, quali quello alla socialità, alla libertà di movimento, alla salute, fisica e psichica.
Rammentiamo a noi stessi che pur riferendosi al sistema tabellare, con preferenza per le Tabelle elaborate dal Tribunale milanese, il danno morale è sempre personalizzabile, ad esempio facendo riferimento alle dinamiche proprie della vita di relazione di ciascuno, oppure all’interiorità del soggetto leso.
Personalizzazione, quella appena sopra rammentata, che nell’attuale contesto di rischio contagio da Covid-19 assume un rilievo specifico, attesa la drammaticità delle contingenze che seguirebbero un’infezione: sviluppi clinici, come è ormai noto, molto gravosi, anche dal punto di vista di rischi di una degenza molto tormentata, ed un allontanamento dagli affetti familiari, dalla socialità, da ogni tipo di comunicazione verso l’esterno, che rappresenta un trauma ulteriore all’interno di un vissuto già particolarmente compromesso.
A chi fa piacere, ne parlo in questo video, inserito sul mio canale YuoTube:
Buongiorno,sono un infermiere che si è ammalato di covid19,1 mese in ospedale e da 2 sono a casa per sospetto sindrome di brugada,trauma post depressivo confermato dal CPS LOCALE e sto effettuando delle sedute di psicoterapia.Tramite patronato ho chiesto il risarcimento da danno biologico e psicologico ma,mi hanno detto che per depressione maggiore è difficile che venga accolta,consideri che prendo farmaci psicotici.Lei cosa ne pensa,può essere vera questa affermazione datami da conoscenti?Grazie.Giuseppe
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insieme al Patronato valuti un serio approfondimento con un medico legale, prima di proporre la domanda giudiziale, al fine di dimostrare il nesso causale tra gli eventi e la sindrome depressiva
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